incesto
Mia sorella Claudia
di remida67
23.10.2012 |
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"Si domandò se non stesse abusando dell’affetto della sorella, forse non era veramente consapevole ed egli la stava violentando in qualche modo, inoltre come..."
"Ti ho visto, sai! Ti ho visto l'altra sera mentre ti sditalinavi, sdraiata sul letto. Non immaginavo che avessi certi bollori. Ti passavi e ripassavi la mano sotto, in un modo tale che sembravi scatenata e quanto hai goduto, ho visto sul tuo volto tutta l'intensità dell'orgasmo che hai provato. Sei cresciuta ormai e non sei più la bambina che pensavo che tu fossi".Era la prima volta che Luigi parlava in questo modo alla sorella. Fino ad allora, pur essendoci un grande e tenerissimo affetto, fra di loro non c'era mai stato questo tipo d'intimità, non si era mai parlato di sesso. Anche se Claudia aveva ormai compiuto 18 anni, Luigi aveva continuato a pensare a lei come alla bambina vivace, che aveva tante volte coccolato e fatto divertire, prendendola sulle spalle. Del resto la casa, in cui abitavano sin dall'infanzia, non faceva altro che ricordargli la sorella bambina. Ogni volta che gli capitava di entrare nella camera da letto dei suoi e vedeva l'armadio, non poteva fare a meno di ricordare quella volta che Claudia si era nascosta nell'armadio sotto al piumone e aveva fatto disperare i genitori, che non sapevano più dove si fosse andata a cacciare. Dopo aver cercato anche per le scale del palazzo, stavano per chiamare la polizia, fortunatamente a Luigi venne in mente dove si sarebbe potuta cacciare quel demonietto.
Ma adesso tutto era cambiato. L'immagine della sorella, abbandonata sul letto, completamente presa dalla voglia di godere e alla furiosa ricerca del piacere, aveva rivelato a Luigi qualcosa di cui prima solo molto vagamente aveva avuto la coscienza.
"E tu non ti tocchi mai? Non ti prendi mai in mano il cazzo? Anche io ti ho visto, ti ho guardato di nascosto mentre ti toccavi e guardavi delle riviste. Lo so che sei pieno di voglia di scopare e che non sempre trovi una schifosissima troia che te la dà!!"
Era vero, Luigi ricorreva spesso alla masturbazione, ma non era vero che ciò fosse dovuto al fatto che non trovasse sempre una con cui scopare. In lui c' era sempre stata una certa insoddisfazione, che non era mai riuscito a spiegarsi. Troppo grassa, troppo magra, troppo sfacciata, troppo ritrosa, nessuna delle ragazza che aveva conosciuto gli era piaciuta completamente. Per quanto si fosse sforzato, le poche relazione che era riuscito ad avere non erano durate più di un paio di mesi. Inesorabilmente la ragazza con cui stava, dopo un po', ai suoi occhi perdeva ogni minima attrattiva.
Luigi era entrato in camera della sorella, sospinto da quel nuovo sentimento, che sentiva affiorare in lui, senza bene sapere come comportarsi. Subito lo colse il pentimento, per averla provocata così stupidamente. Si avvicinò alla sorella, fissò i suoi occhi e, rimanendo a un centimetro dalle sue labbra, dichiarò il suo amore.
"Ho voglia di te, sei bellissima, ti desidero come non ho mai desiderato nessun'altra. Tu sei il mio ideale di donna e sei quella che amo di più, finalmente l'ho capito."
Stretta tra le braccia del fratello, Claudia aveva il cuore in tumulto, era da tanto che sognava un simile momento.
"Anche tu mi piaci tantissimo e non sai quanto ci stavo male quando uscivi con quelle schifose. Ma adesso sei tutto per me, le tue labbra sottili, la tua pelle così bella da accarezzare, i tuoi capelli lisci, è tutto mio. Ora mi apparterrai per sempre e nessuna ti porterà via da me!"
Le bocche dei due giovani si unirono a suggellare il loro amore impuro. Dapprima, teneramente e con dolcezza, i due amanti godettero di quei baci. Tanto era il desiderio e il sentimento represso, che solo il contatto delle labbra sembrava sufficiente ai giovani innamorati per raggiungere l’estasi.
Ma assaggiato il frutto proibito, ben presto la passione cominciò a scaldare le loro viscere e l’ingordigia dei sensi prevalse. Le labbra si schiusero e le lingue si cercarono per assaporare l’uno il gusto dell’altra. Dopo il primo contatto delle lingue, solo dalla loro giovane passione furono schiavi.
Luigi succhiò avidamente la lingua della sorella e contemporaneamente la vellicava con la propria. Quando fu il turno di lei, si fece travolgere dalla bramosie per le belle e sottili labbra del fratello. Quante volte, vedendolo, aveva voluto baciarlo e impossessarsi di quelle labbra, ora poteva farlo. Con delizia, passò la lingua sulle desiderate labbra e poi finalmente cominciò a mordicchiarle. Dove i suoi denti avevano lasciato il segno, poi interveniva la lingua a curare le dolci ferite.
Con la bocca e la lingua infiniti tormenti e delizie si diedero, più di quanto ne sentissero il bisogno. La illecita passione di cui erano succubi per un attimo l’impaurì e nel vano tentativo di resisterle, prolungarono i loro baci, per evitare di spingersi oltre.
Ma incapaci di staccarsi l’uno dall’altra, non fecero altro che acuire il fuoco dei loro corpi.
Come è noto, cercare di resistere alla tentazione è pericoloso, perché non si fa altro che aumentare il desiderio.
Finalmente Luigi spogliò la sorella, ma con lentezza, perché il cuore gli batteva all’impazzata.
Mai aveva visto delle forme così belle e perfette. Tutto il suo corpo aveva il colore dorato e l'incarnato delicato del suo viso. Come un frutto non ancora maturo ma neppure acerbo, conservava in sé il candore della ragazzina, che lei aveva appena smesso di essere, e al contempo faceva intravedere la sensualità della donna, che stava per diventare.
Prima di appagare gli altri sensi, Luigi dovette lasciare che i suoi occhi avessero tutto il tempo di saziarsi di quella stupenda visione.
Terminata la contemplazione delle bellezze della sorella, passò le mani tra i lunghi capelli castano chiari e, avvicinando il volto, annusò il buon profumo, che emanavano. Accarezzò dolcemente il perfetto ovale del viso. Arrivò al lungo collo e rimase incantato dalla fossetta del giugulo , vi pose la bocca e con la lingua vi si insinuò. Ciò provocò un brivido di piacere nella ragazza, che emise un debole sospiro e, sentendosi umida tra le gambe, cercò la mano del fratello, per porla sulla fica.
Ma Luigi, non aveva alcuna fretta, sotto i suoi occhi c’erano infiniti tesori di cui godere e impossessarsi. Così la ragazza dovette aspettare e per calmare il suo montante desiderio, si stingeva forte le cosce e, quando più forte si faceva il bisogno della sua fica, arcuava il bacino e cercava il contatto con quello del fratello, per tentarlo.
Le spalle rotonde, piene e morbide, ricevettero la meritata attenzione, da appassionati e adoranti baci furono ricoperte.
Delicatamente le dita fecero il periplo delle belle tette. Né piccole, né grandi, sode, invitanti, sussultavano sotto il suo tocco.
Sulla loro sommità i piccoli e rossi capezzoli erano già turgidi e promettevano nuove gioie.
Si inumidì con la saliva i polpastrelli e cominciò a stuzzicarli prima teneramente e poi con maggior forza. Ma anche la lingua prestò volle la sua parte e cominciò a descrivere sfrenati vortici, intorno a quei golosi dolci rossi.
Infine toccò alla bocca rendere l’ultimo omaggio, Luigi succhiò forte, per interminabili minuti, riempiendosi le mani di quel giovane seno.
Come un ingordo bambino, a malincuore dovette staccarsi dalle tette della sorella.
Con la bocca discese lentamente sino all’ombelico, un’altro luogo che la sua lingua non mancò di esplorare.
Si fermò per alcuni istanti sul monte di venere, il suo respiro era forte e lei poteva sentire il calore del suo fiato sul centro delle sue sensazioni. Allora la ragazza impose le mani sulla testa del fratello e la premette contro il suo sesso, per rivendicare la soddisfazione del desiderio acceso. Con la punta della lingua passò leggermente sulle grandi labbra.
Il fremito di piacere, che partì dalla fica, le fece allentare la presa, vigliaccamente lui si liberò e scivolò oltre.
L’attenzione si rivolse alle lunghe cosce della giovane donna, quante volte le aveva ammirate di sfuggita. Rammentò in particolare un giorno d’estate, sull’autobus non c’era posto, lei si era seduta su di lui che, con gesto automatico, le aveva posato una mano sulla coscia. Avvertì subito la sconvenienza del gesto, la sorella non era più una bambina, tuttavia la mano indugiò, lei gli sorrise, lui non capì e, sentendosi ancora più colpevole, ritrasse la mano.
Ora, senza alcuna vergogna, teneva il volto stretto nell’incantevole morsa di quelle gambe snelle e premeva le labbra contro la loro carne tenera. Si lasciò tentare, aprì la bocca e assaggiò quelle teneri carni, morse con tenero amore e poi succhiò con sfrenata lussuria.
Ma in quella posizione, era invitabile che presto l’avrebbe attratto un’altra seducente insenatura. L’incavo del poplite e la sua pelle sensibile furono così alla mercé delle vellutate carezze della lingua del giovane.
La stimolazione di quel punto sensibile, tornarono a far gemere la ragazza e a farle sperare ardentemente che lui, mosso a compassione per il sublime patimento, che le infliggeva, si decidesse a prenderla.
In realtà si sentiva colpevole a godere così tanto, ora avrebbe voluto quasi che finisse presto. Sentendo il suo essere così concentrato sul piacere, temeva nel profondo che la loro unione potesse essere riconducibile unicamente all’influenza dei loro ormoni, non dell’amore.
La malizia e la curiosità l’avevano precocemente resa edotta nei riguardi del sesso, ma l’apprendimento degli affari d’amore è molto più lento e richiede il suo giusto tempo.
Ma di tale turbamento il corpo della ragazza non dava segno, piuttosto era ben altro che traspariva, almeno dal punto di vista del fratello, che compiaciuto dal gradimento delle sue capacità amatorie ora aveva deciso di dedicarsi ai sublimi piedini dell’amata.
Li teneva stretti tra le mani e da essi si faceva accarezzare il viso. Neanche ad essi lesinò dolci baci e tra le dita la lingua si fece spazio. Come fosse un fallo, l’alluce accolse nella sua bocca. E mentre ai piedi dell’adorata sorella, continuava il suo gioco del sapiente amante, il giovane si rese conto che ora non poteva più rimandare l’atto che, a torto o ragione, consideriamo il culmine dell’amplesso tra uno e una donna.
Accadde allora che nel giro di pochi secondi fu colto da scrupoli e remore.
Si domandò se non stesse abusando dell’affetto della sorella, forse non era veramente consapevole ed egli la stava violentando in qualche modo, inoltre come potava sapere quali conseguenze avrebbe avuto tutto ciò su di lei.
Capita ad alcuni uomini innamorati di proiettare sull’amata la parte di sé più sensibile e credere perciò che sia la donna quella che potrà soffrire di più in rapporto d’amore. Scoprono poi a loro spese che è il contrario.
Lo smarrimento del fratello fu presto intuito da Claudia, che provò tanta tenerezza per lui. Era bello vedere come l’amore lo rendeva timoroso e non ebbe più dubbi anche lei lo amava veramente.
Ora toccava a lei contribuire, in modo deciso, affinché la loro passione amorosa arrivasse a compimento. Scese giù, vicino al ventre, eccitando ogni parte del corpo dell’amato, che toccava nella sua discesa. Poi la mano si fermò sui peli pubici, giocherellò, si mosse intorno al pene, senza toccarlo, ma facendolo drizzare nuovamente. Vedendola così risoluta, le ansie del giovane svanirono e poté concentrarsi sul piacere.
La mano della sorella continuò a muoversi lentamente, intorno al pelo pubico. Egli pensò che se gli avesse toccato il cazzo sarebbe morto di piacere. La sua bocca si aprì per l'emozione. Un dito cercò il solco sottile tra i peli e il sesso, dove la pelle era liscia, frugò ogni sua parte sensibile, scivolò sotto il pene, toccò le palle.
Infine la mano si chiuse intorno al pene fremente e poi cominciò a muoversi con sapienza. Fu un piacere così intenso che il ragazzo iniziò ad ansimare. Chiuse gli occhi e si abbandonò a quell’incanto.
Ebbe, però, un sussulto quando percepì una meravigliosa e calda sensazione umida appena sotto il glande e sul frenulo. Ma tenne gli occhi chiusi, non osava guardare, sarebbe stato troppo.
Donato il prezioso aiuto, Claudia si riconsegnò nelle mani del fratello, gli prese la testa tra le mani e l'appoggiò al pube, perché potessi toccarlo con la bocca.
I riccioli del pelo pubico sfioravano le sue labbra, facendolo impazzire. Ora non aveva più alcuna remora. Non poteva esserci nulla di male, si convinse definitivamente.
Le carezzò i peli pubici e il solco tra le gambe e il monte di Venere, sentì la carne tenera, la sentii umida e vi immerse il dito. Moveva l’indice lentamente, premendo contro la parete anteriore della vagina.
Poi pose il pollice sopra il cappuccio della clitoride e delicatamente descrisse dei cerchi su di esso. Vedendola ansimare sempre più forte, inserì dentro anche il dito medio e con maggiore vigore premeva contro la parete vaginale.
La ragazza si contorceva e agitava il bacino, cercando di assecondare i movimenti della mano di Luigi.
Mai gli era apparsa più splendida, cercò con la mente qualche ricordo che potesse reggere con l’immagine presente. La ricordò bambina mentre con entusiasmo scartava i regali di natale. Valeva la pena spendere tutti i propri risparmi, per farle il regalo che la facesse gioire di più e le donasse un innocente piccolo orgasmo dell’animo.
Al momento giusto, le scoprì la clitoride e cominciò a succhiarla. Il piacere che possedeva la ragazza era così intenso che lei sentiva di essere sul punto di venire, ma non voleva che avvenisse così. Bramava, con tutta la forza del proprio essere, sentirlo dentro di sé.
Cessò di ansimare, trattenne il respiro e dolcemente pose le mani sulle spalle dell’amato. Istintivamente Luigi capì e si sollevò per stringerla tra le braccia.
Nuovamente si scambiarono baci, ma diversi da quelli con i quali avevano iniziato. Ora il cazzo duro del ragazzo premeva contro la fica eccitata di lei, il loro baci erano uno sfogo del piacere che partiva diretto dai loro genitali. Come mordendo un freno, si straziavano le labbra per colmare quel breve attimo struggente, che precede la penetrazione.
Entrò con tutta la lentezza possibile, come per imprimersi nella memoria ogni sensazione di un momento tanto atteso e al contempo temuto.
Entrambi immobili, per qualche attimo, si concertarono nel percepire ogni emozione che quel contatto intimo procurava.
Poi quasi involontariamente i muscoli pelvici dei giovani reagirono, come avessero una propria volontà e dei propri desideri. Lei sentì la vagina contrarsi. Lui sentì delle scosse che percorrevano il cazzo.
Lei assecondando lo spasmo strinse le gambe intorno alla vita dell’amato, avvinghiandosi ad esso, come l’edera che cresce sempre più forte intorno all’albero.
Lui ubbidendo all’impulso di quelle scariche cominciò a penetrarla, muovendosi con ritmo tanto più vigoroso quanto più aumentava il piacere, come l’onda che diviene più violenta all’aumentare del vento.
Ogni spinta dell’amato le donava nuove e intense sensazioni, che l’avvicinavano sempre più al culmine del piacere, impaziente, allora, di raggiungerlo prese ad imporgli il ritmo, premendo le mani contro i suoi glutei.
Lui assecondò per un po’ quei teneri comandi, ma solo per darle l’illusione del controllo della situazione. Sicché quando lei pensò ormai di aver una amante docile, che l’avrebbe presto soddisfatta senza alcuna pena, lui si ribellò.
D'altronde si era sempre divertito a torturarla prima di accontentarla, perciò anche questa volta le inflisse il perfido supplizio. Ogni volta che la vedeva vicino a godere, si fermava bruscamente e cominciava a penetrarla con lenti e brevi affondi, capaci solo di mantenere la sua erezione.
Appena poi la vedeva raffreddarsi quasi del tutto, riprendeva a infliggere alla sua fica quei colpi di cazzo, che le piacevano molto e la mandavano letteralmente in estasi.
Gli insulti che, in balia di quel crudele gioco, lei gli rivolgeva erano musica per le sue orecchie:”Stronzo, bastardo !”
Ma ogni gioco deva avere la sua fine, per cui dopo l’ennesima battuta di arresto, il giovane cominciò a stimolarle la clitoride con le dita e contemporaneamente a penetrarla con incredibile energia.
Una meravigliosa sensazione di calore proveniente dalla fica l’avvolse immediatamente, quindi il piacere si intensificò finché non esplose in un grido appena strozzato.
Riconoscendo prossimo l’orgasmo, Luigi provò a uscire per eiaculare fuori, ma lei lo trattenne:”Domani, domani ci preoccuperemo di tutto, ma oggi no” .
Il giovane le venne dentro e lei sentì che ora la loro unione era veramente completa.
Rimasero a lungo distesi e abbracciati in quella stanza, che ancora per qualche ora avrebbe salvaguardato il loro amore segreto, tenendo all’esterno il mondo. Dopo l’amplesso, gli amanti impauriti indugiano sempre, almeno un poco, a letto, per assaporare il senso di protezione che offre loro l’alcova.
“Domani, domani ci preoccuperemo di tutto”, continuava a ripetersi Claudia mentre accarezzava l’amato fratello. Quella notte sognò di cadere piano lungo un precipizio, affondare in un mare di coralli e alla fine di salire delle scali che portavano alle stelle.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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